Tu hai lavorato come responsabile e capocantiere per tanti anni al Navalmeccanico di Senigallia, cosa vogliamo ricordare del luogo e della sua attività
. io sono arrivato in Cantiere nel 1974 e ci ho lavorato fino alla sua chiusura. I ricordi sono tanti e tutti legati alle numerose imbarcazioni che abbiamo realizzato, ma la storia del cantiere inizia nel 1947. L’attività si sviluppa e si consolida negli anni, fino a giungere ad un ciclo produttivo notevole. Avevamo molte commesse, unico limite lo spazio, riuscivamo a realizzare due imbarcazioni alla volta e predisporne altre, con un buon ritmo annuale
Quale la tipologia della produzione del Cantiere Navalmeccanico
. La storia del Cantiere inizia con l’attività di modifica e manutenzione di draghe, bette e rimorchiatori per Società private e per lo Stato. Poi iniziarono a costruire motonavi, pontoni, chiatte, bette, portafango e rimorchiatori. Successivamente si introdusse la costruzione di motopescherecci atlantici e furono decine le unità per la pesca atlantica e mediterranea realizzate per conto di compagnie italiane ed estere, avevamo ad esempio come clienti la Libia, la Tunisia, la Nigeria, il Ghana. La qualità nella cura dei minimi particolari crebbe notevolmente, come le professionalità di tutto il personale.
Per la realizzazione dei progetti c’erano altre Aziende coinvolte
. Certamente, le stive refrigerate delle motonavi erano fornite da Aziende specializzate del settore, lo stesso per l’impiantistica ed i propulsori, come i motori Voith-Schneider. Le strutture e gli ambienti interni in prevalenza in legno, erano poi realizzati da squadre specializzate esterne che collaboravano con il l’Azienda.
Accennavi agli spazi che costituivano il Cantiere, abbiamo memoria del luogo visto al di fuori delle mura di recinzione, dove svettavano le imbarcazioni in fase di allestimento, o dello scivolo in acqua soprattutto in occasione dei frequenti vari
. Oggi dopo la trasformazione del porto della città, dove comunque sono stati assegnati ampi spazi per l’attività cantieristica, è più difficile orientare il ricordo per immagini. Anche l’abbattimento dell’Italcementi e della Sacelit non ci aiuta, ma proprio lì di fronte si sviluppava il Cantiere Navalmeccanico con gli Uffici e la Direzione, l’Edificio per le saldatrici e lo spazio per il montaggio e l’allestimento. Oltre, verso il mare la Sala Tracciati il mio spazio, ho lavorato lì fino alla chiusura del Cantiere. Poi il Deposito per le lamiere ed i profilati, le Strutture dei fabbri, l’ossitaglio, il reparto presse, le saldatrici, i tubisti. Quello che i senigalliesi più anziani ricordano sono certamente i numerosi vari, degli eventi per la città, partecipavano in tanti, una vera festa. Voglio sottolineare una cosa, la chiusura ha determinato anche la perdita di numerose alte professionalità. Lavorare in un piccolo cantiere molto attivo significa specializzarsi a fondo, divenendo maestri nel proprio lavoro, perdere poi queste professioni è triste, perché la costruzione di barche è tra le attività del mare, tra le più belle.
Parliamo dei motivi legati alla chiusura se non ti dispiace, infine una curiosità, sfogliando il coupon pubblicitario del Cantiere Navalmeccanico Senigallia ho notato una bella ricostruzione grafica del luogo e la firma è di Cesarini da Senigallia, quindi l’Azienda aveva una sua efficace promozione
. Certamente, il lavoro infatti non mancava. Può apparire paradossale, ma la crisi è stata accellerata dalle commesse. In particolare le imbarcazioni rimaste in fase di allestimento per ritardi e mancati pagamenti da parte degli Stati che le avevano commissionate, hanno impedito la realizzazione di nuovi progetti già in essere e quindi lo sviluppo dell’attività ciclica del Cantiere. Ci sono state anche altre motivazioni sempre di carattere economico, ma il lavoro c’era e forse il Cantiere sarebbe potuto andare avanti ancora per un po’ di tempo. Penso spesso alle giornate trascorse in Cantiere, ai colleghi di lavoro ed al mio che mi appassionava perché vedevo dal tracciato nascere l’imbarcazione in ogni sua parte, con l’assemblaggio si realizzava, ma le componenti singolarmente apparivano elementi per una costruzione tridimensionale, quindi il fascino della costruzione della forma, con la consapevolezza che avrebbe navigato per il mondo.